Anno III - Giugno 2005 - Numero 5
EDITORIALE
Il "Cielo" lontano e lo Spirito Consolatore
di Tobias Ulbrich
Chi legge i capitoli 14-16 del Vangelo secondo Giovanni osserva che l'evangelista Giovanni riferisce il termine Consolatore e pure un altro — Spirito di verità —, evitando nei capitoli citati il titolo Spirito Santo. Dobbiamo cercare il motivo di questa scelta metodologica nel contesto particolare del commiato di Gesù dai suoi discepoli e dal mondo, una scena che nel quarto Vangelo è posta nel contesto dell'ultima Cena di Gesù.
Seguendo Rudolf Bultmann (1) il Consolatore (in greco parakletos) sarebbe innanzitutto da interpretare per mezzo della letteratura gnostica, secondo la quale un soccorritore divino aiuta i credenti a sopportare la vita in questo mondo e a percorrere la strada dalle tenebre alla luce. E di un tale soccorritore hanno bisogno i discepoli di Gesù perché devono continuare senza la presenza visibile del loro rabbi che, di lì a poco, sarebbe stato innalzato sulla croce e sarebbe ritornato al Padre. Per loro come anche per la Chiesa delle origini Gesù è così diventato il Cristo lontano.
L'umanità non vede più il Cristo perché se ne è andato, i discepoli e insieme con loro la Chiesa devono adesso confidare nello Spirito. E così Cristo è vicino sicché i discepoli non risentono più la mancanza della sua visibilità: «io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro consolatore» (Gv 14,16). Cristo stesso annuncia così la continuità della sua opera e della sua presenza, anche se adesso opera lo Spirito.
Il Cristo però è lontano: questo fatto riempie di tristezza il cuore dei suoi (Gv 16,5-6). La tristezza è una parola chiave in questo capitolo che dà colore e suono alle condizioni di esistenza dei discepoli. Questo vuoto interiore sembra essere l'esperienza di base denunciata da molti nella nostra contemporaneità: il Dio di Gesù Cristo è lontano anche perché il cielo si è allontanato, è diventato, per molte ragioni di ordine culturale e spirituale, uno spazio che è troppo grande per l'immaginazione. E nel vuoto che circonda ogni pianeta e ogni sistema stellare la Terra sembra perdersi in una grande solitudine.
Dove si trova oggi quel cielo che scienziati e scrittori di molte epoche chiamavano firmamento, un cielo popolato da messaggeri divini e da eserciti celesti, a cui, per esempio, il pastore asiatico errante del "Canto notturno" leopardiano rivolgeva le sue domande esistenziali di fondo? E che ne è del senso dell'armonia tra macrocosmo e microcosmo di cui è ricolmo, per esempio, il celeberrimo Salmo 8: «0 Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra: sopra i cieli si innalza la tua magnificenza. Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli. Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? Eppure l'hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi; tutti i greggi e gli armenti, tutte le bestie della campagna; Gli uccelli del cielo e i pesci del mare, che percorrono le vie del mare. O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra».
Lo spirito Consolatore della versione giovannea viene per vincere la tristezza superando la lontananza che è tra il Cristo e chi accetta di seguirlo (dunque, tra il cielo e gli esseri umani suoi discepoli!) per sostenere tutti coloro che credono in lui nei tempi delle sofferenze e della solitudine. «Così anche voi siete nel dolore; ma io vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi toglierà la vostra gioia» (Gv 16,22). La gioia di saper trovare delle risposte ricche di senso intimamente umano perché profondamente divino alle domande decisive dell'esistenza.
Alle soglie dell'estate, auguriamo alle nostre lettrici e ai nostri lettori di trascorrere le settimane che vedono il tripudio della natura, alla ricerca, in prima battuta attraverso la lettura biblica e la contemplazione del Creato, dei segni che aprano il cuore e la mente alla speranza nel superamento di ogni tristezza. Questo numero di "Parola & parole" offre molti spunti in questa direzione e ci auguriamo che essi possano risultare, ciascuno a suo modo, coinvolgenti e rasserenanti.
Buona estate a tutti!
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1) Cfr. Das Evangelium nach Johannes, Vandenoeck & Ruprecht, Gòttingen 1962", pp. 437-440.
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EDITORIALE
Il "Cielo" lontano e lo Spirito Consolatore
di Tobias Ulbrich
Chi legge i capitoli 14-16 del Vangelo secondo Giovanni osserva che l'evangelista Giovanni riferisce il termine Consolatore e pure un altro — Spirito di verità —, evitando nei capitoli citati il titolo Spirito Santo. Dobbiamo cercare il motivo di questa scelta metodologica nel contesto particolare del commiato di Gesù dai suoi discepoli e dal mondo, una scena che nel quarto Vangelo è posta nel contesto dell'ultima Cena di Gesù. ... >>>