Anno II - Settembre 2004 - Numero 4

Parola&parole
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pep4 - CHF 5.- / € 3.-

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EDITORIALE

Parola — parole — silenzio

di Daria Pezzoli-Olgiati

 

     È difficile  trovare le parole per questo editoriale di Parola & parole. Le immagini opprimenti della scuola di Beslan vagano nella mente. Di fronte a una sofferenza così cruda sento il bisogno non tanto di parole ma di silenzio: un silenzio scuro, di piombo, nel quale immergersi senza riflettere, senza pensare, senza cercare una spiegazione.

I grandi problemi del mondo sono lontani dal quotidiano di una famiglia. Piccole cose caratterizzano la vita dei bambini e di noi, loro genitori. Si prepara la cartella per l'anno scolastico imminente. L'astuccio deve essere con o senza pennarelli? E il grembiule per le attività creative? Va ancora bene quello dell'asilo? Con o senza contrassegno? Chi saranno i compagni? E l'insegnante? Capirà i bisogni degli allievi? Mio figlio ha iniziato la prima elementare. Per la prima volta lascia da solo la casa, entra nel mondo scolastico. Andando incontro alla sua autonomia, si stacca un po' da noi.
     In questi giorni il mondo dei grandi problemi e quello piccolo della quotidianità familiare sono entrati in contatto in modo molto intenso, insopportabilmente intenso. Non solo tramite la radio sul banco di cucina, ma anche a causa della coincidenza dell'inizio della scuola. A Beslan molte mamme e papà hanno accompagnato a scuola i bimbi più grandi portando con sé i più piccoli. Anche noi abbiamo fatto così. Il bimbo di sei anni, agitatissimo, a mano, quello di due in braccio. Nonostante la differenza dei contesti culturali, politici, sociali, religiosi, i sentimenti, i desideri, le paure sono paragonabili, riguardano il mondo delle piccole cose quotidiane.
     La comunanza di esperienze aumenta l'effetto (patetico forse) di immedesimazione e evidenzia in modo radicale la differenza tra le due situazioni. Noi siamo tornati a casa tranquillamente chiacchierando; a Beslan invece si è innescato un incubo. Che cosa è successo? Perchè? Chi? Come? Ma è possibile? Nessuna analisi riesce a soddisfare le domande che nascono di fronte a questa tragedia. Le necessarie contestualizzazioni, le retrospettive sugli sviluppi storici nel contesto immediato e globale aiutano a inquadrare i fatti, ma non forniscono una spiegazione. Il dolore oltrepassa la capacità di affrontare i fatti in modo razionale. Bisogno di silenzio, appunto.
     La rivista dell'Associazione Biblica della Svizzera Italiana non si intitola Silenzio, e nemmeno semplicemente Parole, ma Parola & parole.
     Parola è allusione alla valenza specifica della Bibbia. Una Parola che vuole essere vicinanza di Dio agli uomini; non solo patrimonio culturale, monumento nel Cristianesimo, ma rivelazione, punto di riferimento nel mondo delle grandi e delle piccole cose. Di nuovo bisogno di silenzio. Che cosa dire sulle rivelazioni di fronte ai fatti di Beslan?
     Lasciamo stare le rivelazioni, concentriaar. c d e interpretazioni, le parole al plurale. La discussione con e sul testo biblico ha prodotto e produce uno sproposito di parole. In questo caso mi sento di sostenere che il troppo non stroppia.
     La sovrapproduzione di parole di commento alla Parola è una ricchezza. Contrapposta alle semplificazioni tipiche di questi tempi ostili, le molte parole prodotte dal millenario confronto con la Bibbia sono un tatto decisamente positivo.
     Testimoniano l'impossibilità di ridurre il testo sacro a un'interpretazione. Le molte spiegazioni sono delle forme di avvicinamento alle nostre radici storiche e antropologiche che non riescono a esaurire le domande, a liquidarle una volta per tutte.
     La coesistenza di molte letture diverse della Bibbia può apparire fuorviante, fastidiosa, può far nascere il desiderio di una verità semplice, accessibile, ripetibile. Ma la Bibbia non si lascia ridurre a una formula sola: le molte letture e interpretazioni equivalgono a processi diversi, a visioni del mondo e bisogni differenti, rispecchiano la dinamica delle varie fasi della vita di chi legge e interpreta.
     Leggere nella consapevolezza della parzialità dei modi di vedere, argomentare nel rispetto della dignità umana: di fronte a questo modo di parlare, il silenzio della costernazione si attenua. Si può ritrovare il coraggio di interrogare, di partecipare alla vita — difficile, complessa — del mondo delle piccole cose e dei grandi avvenimenti.
     I lamenti di chi piange i figli assassinati squarciano il silenzio della morte e dell'annientamento: si apre uno spiraglio di speranza, un invito disperato a partecipare a un destino tremendo, ascoltando parole.

 

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EDITORIALE

Parola — parole — silenzio

di Daria Pezzoli-Olgiati

 

È difficile  trovare le parole per questo editoriale di Parola & parole. Le immagini opprimenti della scuola di Beslan vagano nella mente. Di fronte a una sofferenza così cruda sento il bisogno non tanto di parole ma di silenzio: un silenzio scuro, di piombo, nel quale immergersi senza riflettere, senza pensare, senza cercare una spiegazione. ... >>>