Avvento 2019 : prima settimana

« Un seme santo uscirà da questo ceppo » (Isaia 6,13)

Avvento 2019 : prima settimana

Durante le quattro settimane dell’avvento, voglio leggere con te, mia cara, mio caro amico, alcune pagine del profeta Isaia. E, per cominciare, penso a una pagina autobiografica: il racconto della sua vocazione profetica. L’anno 740, Isaia ‘vede’ il Signore (v. 1). Ma il seguito della frase ci dice che il profeta non vede se non il trono di Dio e il limite inferiore del suo manto: « gli orli della sua veste riempivano il tempio ». E « il tempio si riempiva di fumo ». Infatti, Dio non può essere rinchiuso in una struttura umana, noi non possiamo vederlo, e la sua presenza sfugge a ogni misura, a ogni limite.
Anche i serafini, gli esseri più terribili che si immaginavano serpenti volanti nel deserto, anche i serafini dovevano nascondersi davanti a Dio e riconoscerlo come « qadosh », la parola ebraica che significa ‘santo’, ‘totalmente diverso ’, ‘inimmaginabile’.

Di fronte a questo Dio santo e inimmaginabile, Isaia constata tutta la sua distanza: « Ahimè per me! Sono finito, perché sono un uomo impuro nelle labbra e risiedo in un popolo impuro nelle labbra » (v. 5). Ecco le parole di Isaia:

1 Io vidi il Signore seduto su di un trono alto ed elevato,
e gli orli della sua veste riempivano il tempio.
2 Dei serafini stavano in piedi vicino a lui: sei ali, sei ali per ciascuno:
con due si coprivano il volto, e con due si coprivano i piedi, e con due volavano.
3 E proclamavano l’un l’altro, e dicevano:
« Santo, santo, santo, Yhwh Zebaot, l’onnipotente ; la sua gloria riempie tutta la terra ».
4 E tremavano, gli stipiti delle porte, per la voce che proclamava,
e il tempio si riempiva di fumo.
5 E io dissi: « Ahimè per me! Sono finito, perché sono un uomo impuro nelle labbra
e risiedo in un popolo impuro nelle labbra,
e i miei occhi hanno visto il re Yhwh Zebaot, l’onnipotente » (Isaia 6,1-5).

Nei versi successivi il profeta evoca un gesto di purificazione che ci sfugge totalmente, una

purificazione con della brace « presa dall’altare ». E, dopo questo gesto, Dio, il Dio onnipotente e tre volte santo, … decide di mandare qualcuno al popolo. E Isaia, nella sua generosità, risponde immediatamente : « Eccomi ! Manda me ! » (v. 8).
E, proseguendo il racconto, Isaia ci parla di Dio che lo manda in missione. La parola di Dio che il profeta dovrà annunciare provocherà una reazione negativa nel popolo: chiusura, rifiuto. Infatti, Dio dice al suo profeta:
Va’ e dirai a questo popolo : « Voi sentite, voi sentite bene ma senza comprendere,
voi vedete, vedete bene ma senza capire » (Isaia 6,9).
Per il popolo che rifiuta di comprendere e di accettare il messaggio di Dio le conseguenze saranno negative: per il popolo …. sarà la fine.

Se ne resta uno su dieci, sarà nuovamente distrutto,
come quercia o rovere che lasciano un ceppo soltanto.
Ma un seme santo uscirà da questo ceppo (Isaia 6,13).

Alla fine della pagina si ha dunque – ed è una vera sorpresa – un message positivo, la speranza: ci sarà ancora un seme, un seme santo. Ecco come Isaia ci annuncia l’avvenire: un avvenire sorprendente e imprevisto sul quale il profeta tornerà nel seguito del suo libro.

Personalmente, leggendo questa pagina nella quale la parola « santo » qualifica Dio e anche il seme che verrà, mi torna alla mente un passo del Corano. Eccolo :
23 Egli è Dio, non c’è altro dio che Lui,
il re, il santo, la pace, il fedele, il custode, il potente, l’irresistibile, l’inaccessibile.
Gloria a Dio! Egli è ben al di sopra di tutto quanto (gli infedeli) gli associano!
24 Egli è Dio, il creatore, colui che ci rinnova, colui che ci forma. A lui i nomi più belli.
Ogni cosa nei cieli e sulla terra lo glorifica.
Egli è il potente, il saggio (Sura 59,23-24).

In questi versi possiamo leggere il fondamento coranico della nozione di « nome divino ». Qui abbiamo solo pochi dei « nomi più belli », in rapporto ai 99 nomi che la tradizione attribuisce a Dio. Nei versi 23 e 24, il Corano evoca Dio come « il creatore » e « il re » che si prende cura delle sue creature ; egli è « il santo », « al quddûs » in arabo, un po’ come nella Bibbia ; egli è « il custode » che veglia sulle sue creature e le rassicura, egli è « l’irresistibile » perché piega tutte le sue creature alla sua volontà ; egli è anche « l’inaccessibile », « al-mutakabbir » nel

senso che ogni creatura è inferiore a lui, mentre egli è al di là di tutto quanto possiamo immaginare a suo riguardo. E, al proposito, posso tornare al messaggio di Isaia : anche se, nella storia d’Israele tutto è stato distrutto « come quercia o rovere che lasciano un ceppo soltanto » … da questo ceppo nascerà, per l’assoluta iniziativa creatrice di Dio, « un seme santo », come vedremo insieme durante le prossime settimane. Teniamo viva questa speranza e viviamo insieme questo avvento

Renzo

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