Avvento 2019 : quarta settimana

« Un bambino è stato messo al mondo per noi, a noi è stato dato un figlio » (Isaia 9,5)

Avvento 2019 : quarta settimana

Siamo alla quarta delle quattro settimane che ci conducono al Natale. E, durante questa settimana, voglio leggere la pagina che chiude quello che si chiama « Il libro dell’Emmanuel », quindi la sezione 6,1-9,6 del libro di Isaia.

La pagina si apre con una frase sorprendente: « Il popolo, coloro che camminavano nelle tenebre, videro una grande luce. Coloro che abitavano in una terra di profonda oscurità, su di loro una luce rifulse » (9,1). Questa frase – con il passaggio dal singolare « Il popolo» al plurale « coloro che camminavano…. che abitavano» – non rispetta certo la grammatica. Ma questa ‘sgrammaticatura’ ci permette di vedere nel « popolo» un gruppo di persone « che camminavano nelle tenebre » ma sulle quali, a un certo momento, « una luce rifulse » (9,1)».

Dopo questo versetto iniziale, il profeta ci presenta la fine dell’oppressione militare esercitata – in Israele – dai  soldati dell’Assiria. In effetti, « gli scarponi che martellano il suolo e le uniformi intrise di sangue diventano fiamme e sono divorate dal fuoco » (v. 4). Ma, la fine di questa oppressione militare non è il risultato di una guerra vinta da un altro esercito; no, essa è opera di Dio, un’opera, un risultato… senza armi.

E la pagina del profeta continua con questi due versetti:

5 Poiché un bambino è stato messo al mondo per noi,
a noi è stato dato un figlio.
E sarà, la sovranità, sulle sue spalle.
E sarà chiamato, il suo nome:
« Meraviglioso Consigliere, divino Capo,
Padre per sempre, Principe della pace ».
6 Molto estesa sarà la (sua) sovranità e la pace sarà senza fine

sul trono di Davide e sul suo regno,
che egli stabilirà e consoliderà attraverso il diritto e la giustizia
da ora e per sempre.
L’ardore, la passione di Yhwh, Dio dell’universo farà questo (Isaia 9,5-6).

Qui, la prima frase insiste su « un bambino », « un figlio ». E queste due parole sono utilizzate da una comunità che fa riferimento – con i verbi al passivo – all’azione di Dio : un bambino « è stato messo al mondo » da Dio, un figlio « è stato dato » da Dio. In più, in queste due formulazioni abbiamo sempre l’espressione ebraica « la-nou », che significa « per noi », « a noi ». E questa espressione evoca indirettamente, il nome « Emma-nou-el » (Isaia 7,14), cioè « Dio per noi ».

A proposito di questo figlio Isaia menziona quattro nomi : « Consigliere », « Capo », « Padre » e « Principe ». Si tratta di quattro termini che venivano utilizzati alla corte del re: il « consigliere» era il responsabile della politica interna, il « capo » era il capo dell’esercito, il generale responsabile della difesa della nazione; la parola « padre » era un titolo onorifico utilizzato per rivolgersi al sovrano. Quanto alla parola « principe », evoca il luogo-tenente, la persona, l’autorità che rappresenta e rimpiazza il re quando il re è assente. Ma, nella pagina di Isaia, questi quattro termini sono accompagnati da formulazioni eccezionali : il consigliere è « meraviglioso », il capo è « divino », il Padre è « per sempre » perché egli partecipa all’eternità di Dio; quanto al principe, che è il rappresentante di Dio, egli costruisce la « pace » messianica, la pace della fine dei tempi.

Attraverso questo figlio, Dio realizzerà la promessa fatta a Davide in 2 Samuele 7,12-16. Ma questo compimento avrà dimensioni illimitate: nessuna lacuna, nessun limite in questa pace e in questa giustizia che si dilatano nello spazio e nel tempo (v. 6). E questo perché, dietro l’azione di questo bambino, ci sarà la « qine’âh », cioè « l’ardore, la passione » di Yhwh, Dio dell’universo (v. 6). E’ lui stesso che realizzerà questo ‘sogno’ … in Gesù.
E, a proposito di Gesù, penso anche al Corano, e più precisamente alla sura intitolata « Maryam », in italiano « Maria ». In questa sura, il Corano parla di Maria e anche di Gesù. Ecco cinque versetti:

30 (Gesù) disse: « Io sono il servo di Dio. Egli mi ha dato il Libro e ha fatto di me un profeta.

31 E ha fatto di me, ovunque io sia, (un essere) benedetto.
Mi ha raccomandato la preghiera, la purezza durante tutta la mia vita,
32 così come la bontà verso mia mamma.
Non ha fatto di me né un violento né uno scellerato.
33 Pace su di me il giorno in cui sono stato generato, il giorno in cui morirò,
e il giorno in cui sarò risuscitato a vita ».
34 Ecco Gesù, figlio di Maria, parola di verità di cui alcuni dubitano (Sura 19,30-34).

In questi versi il Corano ci presenta Gesù nella sua relazione a Dio: servo di Dio, portatore del Libro e profeta. Quanto a Dio, egli benedice Gesù e gli insegna come comportarsi : preghiera, purezza, bontà, non-violenza. E il Corano insiste soprattutto sulla pace che ingloba totalmente la sua vita, la sua morte, la sua risurrezione. Ma l’ultimo verso menziona anche delle persone che non fanno fiducia a Gesù e al suo messaggio.
E noi? Che la pagina di Isaia e la pagina del Corano ci aiutino ad accogliere la persona e il messaggio di Gesù e a impegnarci nella stessa direzione: la pace. Sappi, mio amico, sappi, mia cara, che noi saremo insieme in questo sguardo verso Gesù e nell’impegno per la pace. Di tutto cuore

Renzo

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