II DOMENICA DI PASQUA – 27 aprile 2014

DOMENICA DI PASQUA – 20 aprile 2014

OTTO GIORNI DOPO VENNE GESU’


Commento al Vangelo
di p. Alberto MAGGI OSM

Gv 20, 19-31

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Tutti i discepoli di Gesù si sono nascosti in casa per paura di fare la stessa fine del loro maestro – il mandato di cattura era per tutto il gruppo, non solo per Gesù, perché non era pericoloso soltanto Gesù, ma il suo messaggio, e se c’è in giro qualcuno che lo annunzia, l’istituzione religiosa non dorme sonni tranquilli. Ebbene, mentre tutti i discepoli sono chiusi, come scrive l’evangelista “per timore dei Giudei”, cioè dei capi religiosi, c’è uno che non ha questa paura, e per questo non è presente quando Gesù si manifesta ai suoi. Lui non ha paura, non si è rinchiuso con gli altri perché è il discepolo che, come aveva detto nell’episodio di Lazzaro, è disposto a morire con Gesù.

Questo discepolo si chiama Tommaso e, dopo Simon Pietro, è quello più importante del vangelo di Giovanni. E’ nominato per ben sette volte. Questo Tommaso è conosciuto come “Didimo”, cioè gemello. Di chi è il gemello? E’ il gemello di Gesù. Perché è disposto con Gesù e come Gesù a dare la vita per gli altri. E’ quello che più gli assomiglia.

Ebbene lui non era con gli altri discepoli quando Gesù si è manifestato e quando questi gli annunziano «Abbiamo visto il Signore»”, lui non nega questa possibilità, ma grida il suo disperato bisogno di crederci e di sperimentarlo. Quando Tommaso dice: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non crederò»”, non è al presente, ma al futuro, non è una negazione della risurrezione di Gesù, ma il disperato bisogno di crederci.

E’ un po’ come quando noi, nella lingua italiana, diciamo “Non ci posso credere!” Non significa “non ci voglio credere”, non significa negare l’evidenza di un fatto, ma è talmente bello, talmente inaspettato, che diciamo “Non ci posso credere”. Oppure quando diciamo “Ma non è possibile!” Non significa negare, significa che quello che ci viene detto è così bello che ci sembra impossibile.

Quindi Tommaso non nega la risurrezione di Gesù, solo che grida il suo bisogno disperato di sperimentarlo.

Ed ecco che allora “otto giorni dopo”, cioè quando la comunità si ritrova per l’Eucaristia – perché Gesù non concede manifestazioni private o visioni particolari – Gesù si manifesta

nell’Eucaristia. Nell’Eucaristia,quando l’amore ricevuto si trasforma in amore comunicato, lì si manifesta la presenza del Signore.

Venne Gesù” e “stette in mezzo” a loro. Gesù è sempre il centro della comunità, annunzia di nuovo la pace, l’invito alla pienezza della felicità, come ha fatto nella prima apparizione, e invita Tommaso a fare quello che lui aveva detto, cioè a mettere il dito e le mani nel suo fianco e nelle sue piaghe. E lo invita a non «essere incredulo, ma credente»”. Ebbene Tommaso si guarda bene … purtroppo gli hanno fatto un brutto servizio i pittori – dall’infilare il dito nel costato di Gesù o nelle sue piaghe.

Tommaso si guarda bene, ma prorompe nella più alta, assoluta espressione di fede contenuta in tutti i vangeli. Tommaso si rivolge a Gesù riconoscendolo «Mio Signore e mio Dio!»Quando Filippo aveva chiesto a Gesù “Mostraci il Padre e ci basta” e Gesù aveva risposto “Chi ha visto me ha visto il Padre”, ora questo si realizza nell’esperienza di Tommaso.

Tommaso si rivolge a Gesù riconoscendolo come Signore e come Dio. Quel Dio che nessuno ha mai visto, come ha scritto Giovanni nel suo Prologo, si manifesta nel Gesù risuscitato. Quindi Tommaso non solo non è incredulo, ma esplode nella più grande professione di fede di tutti i vangeli.

Ebbene, nonostante questo Gesù replica: «Perché mi ha veduto hai creduto. Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!»L’esperienza della risurrezione di Gesù non è un privilegio concesso duemila anni fa a un piccolo gruppo di persone, ma tutti coloro che accolgono il suo messaggio e, con lui e come lui, vivono per gli altri, faranno l’esperienza del risorto. E, mentre c’è il bisogno da parte della gente di qualcosa da vedere per credere, Gesù propone il contrario: “Credi e diventerai tu un segno che gli altri possono vedere”. E questa è la seconda beatitudine con la quale si chiude il vangelo di Giovanni.

La prima era quella della pratica della lavanda dei piedi, quella del servizio, quando Gesù aveva detto: “Sarete beati se le metterete in pratica” (Gv 13,17). E’ il servizio agli altri ciò che permette di sperimentare la presenza di Dio – Dio è colui che si mette al servizio degli uomini – nell’esistenza di ogni individuo.

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