Presepe pasquale 2017
GERUSALEMME E GESU’ DI NAZARETH:
SPAZI, TEMPI, IMMAGINI
I testi, la cartina e le immagini del plastico (scala 1:1000), relativo alla città di Gerusalemme del I secolo d.C., che si potranno vedere e leggere nelle prossime pagine, sono, in larghissima parte, frutto dell’opera attenta, appassionata e sapiente del Prof. Guido Cotti. Egli è stato per molti anni docente di scienze nel sistema scolastico ticinese. Con lo stesso spirito formativo egli ha realizzato quello che egli ha denominato “presepe pasquale”, di cui il plastico di Gerusalemme è un aspetto fondamentale. Il Prof. Ernesto Borghi ha riletto i testi del Prof. Cotti, adattandoli alla funzione formativo-informativa del nostro sito, su cui tutto ciò viene qui presentato.
L’indagine paziente degli archeologi è riuscita a ritrovare tracce sufficienti per ricostruire con buona approssimazione l’aspetto che essa aveva duemila anni fa. A Gerusalemme esistono attualmente alcuni grandi plastici all’aperto che lo riproducono fedelmente, e ad essi è inspirato il modello del plastico a destra, in scala 1:1000.
(Cliccare sulle immagini per ingrandirle)
La città (cfr. la carta di fianco) appare ai nostri occhi molto piccola. Pure doveva contare alcune decine di migliaia di abitanti. Cinta di mura, essa sorge su un promontorio tra le due valli della Geenna (a O e S) e del Cedron (a E). A est il Monte degli Ulivi la separa dal deserto, mentre ad ovest si scende verso il mare Mediterraneo. A oriente due strade la collegano a Gerico e alla valle del Giordano, a occidente corre la strada per Giaffa, a nord quella per la Samaria (e più oltre per la Galilea) e a sud quella per Betlemme.
La città , dominata dal Tempio appena restaurato, è chiaramente suddivisa in quartieri. A S del tempio sta l’antica città di Davide, coi suoi palazzi allineati sullo sperone che domina le piscine di Siloe. Al centro, lungo la valle del Tyropoeon, si stende la città bassa, il vecchio quartiere di case popolari tradizionali.
A occidente c’è la città alta, con il nuovo impianto urbanistico di ispirazione romana appena realizzato da Erode il Grande tra il 25 e il 10 a.C., al culmine dell’influsso
occidentale avviato nel 63 a,C. con la conquista romana della città. Ospita i palazzi importanti, come quello degli Asmonei, quello di Erode e quello del Sinedrio, il mercato, il teatro, le abitazioni delle persone importanti come i sommi sacerdoti Anna e Caifa. Ed anche quelle più modeste come quella che ospiterà l’Ultima Cena ( il Cenacolo). A nord, oltre la prima cinta di mura, sorge il nuovo quartiere che potremmo definire commerciale. E ai margini di questo stanno il roccione del Golgota (Calvario) e la cava che diverrà il Santo Sepolcro. Sull’angolo NO della spianata del Tempio si erge la fortezza Antonia, sede delle truppe romane.
Attorno alla città ci sono oliveti, alcune ville e case di campagna (come quella di Giuseppe di Arimatea), serbatoi d’acqua e piscine come quella Probatica, monumenti e tombe nella valle del Cedron, giardini, depositi di immondizie (nella valle della Geenna) e molte altre cose. Per facilitare la lettura, il modello ha sacrificato l’esattezza geometrica dei modelli di architettura per sottolineare le caratteristiche dei singoli elementi in un senso per così dire ‘presepiale’.
INGRESSO DI GESÙ DI NAZARETH A GERUSALEMME
La fase iniziale del culmine della vicenda terrena del Nazareno è l’ingresso trionfale in Gerusalemme (cfr. Lc 19, Mc 11, Mt 21, Gv 12). Quel periodo – dall’ingresso in Gerusalemme all’annuncio della risurrezione – che le liturgie cristiane racchiudono in una settimana, durò certamente molto di più, perlomeno per quanto riguarda l’arco di tempo intercorrente dall’entrata nella città ai preparativi per l’Ultima Cena. Infatti la predicazione di Gesù a Gerusalemme pare essere durata, testi evangelici alla mano, assai più di quattro giorni.
Gesù scende dal Monte degli Ulivi in uno scenario grandioso. In primo luogo la strada, che data la prossimità della città e la importanza come via di accesso da Gerico possiamo supporre solidamente costruita e lastricata secondo il ben noto modello romano. Una strada a lui molto familiare, e che ripercorrerà per andare alla Ultima Cena, poi in senso inverso verso l’agonia del Getsemani e l’arresto, poi di nuovo quando sarà riportato prigioniero in città e infine quando tornerà verso il monte degli Ulivi per l’ascensione.
E qui sorge il problema della palme. Luca non parla di vegetali, Matteo (cfr. 21,8) dice che la gente tagliò rami dagli alberi e Marco (11,8) parla di ramoscelli tagliati nei campi: solo Giovanni (12,13) scrive che la folla prese dei rami di palma. Probabilmente in questo caso ha prevalso il significato simbolico che già presso i Romani e i Greci la fronda di palma aveva come segno di vittoria. O forse Giovanni, che nell’Apocalisse vedrà la moltitudine dei beati con fronde di palma in mano (cfr. Ap 7,9), ha in mente la festa dei Tabernacoli (cfr. Lv 23,40 e Ne 8,15). Ma le versioni di Matteo e Marco appaiono certamente più realistiche.
Gesù sta in groppa ad un asino, secondo la profezia (Zc 9,9). L’iconografia tradizionale situa l’incontro alle porte della città, in questo caso alla Porta delle Pecore, all’angolo NE di Gerusalemme, che dà direttamente sulla spianata del Tempio (Mc 11,11) (v. plastico – punto n. 1). E Gesù aveva detto di sé “io sono la porta delle pecore” (Gv 10,7). Ma secondo il Vangelo (Lc 19,29; Mc 11,2; Mt 21,2) l’asino fu preso a Betfage o a Betania, quindi alcuni chilometri prima, e (Lc 19,41) l’acclamazione della folla precede di molto il momento in cui Gesù giunge “vicino a Gerusalemme” e piange sul destino della città.
ULTIMA CENA
Dai Vangeli (cfr. Mc 14, Mt 26, Lc 22 e, in forma diversa, Gv 13) ricaviamo, a proposito del luogo dell’Ultima Cena, i dati seguenti: una casa in città… a due piani… al piano superiore una grande sala…con divani, cuscini e tappeti…Gesù e gli apostoli a tavola… spazio per lavanda dei piedi.
Dell’edificio originale non restano tracce. Il Cenacolo attuale che si visita a Gerusalemme è una costruzione crociata (quindi di ca. 1000 anni dopo il fatto) costruita su un edificio precedente, a sua volta costruito nel luogo tradizionalmente ritenuto quello originale, presso le mura nell’angolo SO della città alta. Non fornisce dunque nessuna indicazione utile, eccetto un’ubicazione plausibile (cfr. plastico – punto 2). Sappiamo inoltre che soprattutto dopo le ristrutturazioni di Erode il Grande questa parte della città aveva un impianto urbanistico e una tipologia edilizia di tipo romano o molto simile. I divani, citati dal solo Luca, sono con ogni probabilità i lettucci sui quali negli ambienti romanizzati ci si sdraiava per mangiare: ma sembra poco verosimile che il gruppo di >>> continua