Genesi 11, 10-32 e 12,1
DAL MITO ALLA STORIA
Il mito della costruzione della torre di Babele mostra come ogni società realizzata a prescindere da Dio, si autodistrugge. Tale insuccesso è conseguenza del cattivo uso della libertà ricevuta in dono che l’uomo e la donna hanno fatto. Allora Dio, nella sua infinita misericordia, e con atto totalmente gratuito, viene in loro soccorso.
Inizia così, secondo la rivelazione primo testamentaria, la storia della salvezza.
Dio chiama Abramo e formerà poi un popolo, il popolo ebraico. Questi dovrà essere servitore fedele della sua Parola, per portare a tutte le genti la fede nel Dio unico e salvatore.
Il popolo ebraico è originario della zona nord occidentale della Mesopotamia, dove erano emigrati gli Aramei, popolazione semitica.
vv. 10-26 si dà la genealogia di Abramo, con un antichissimo genere letterario detto delle generazioni. Questa genealogia sottolinea il passaggio da un discorso mitico dei primi capitoli del Genesi ad una narrazione più propriamente storica (circa 1850 a. C).
Il Dio di Abramo è prima di tutto Dio della storia.
vv. 27-32 la famiglia di Terach, padre di Abramo, viene presentata come originaria di Ur dei Caldei in Mesopotamia. La famiglia emigra per stanziarsi a Carran, a nord della terra di Canaan. L’incongruenza storica (i Caldei non esistevano al tempo di Abramo) e la contraddizione con il v. 4 del c. 12, che considera patria di Abramo Carran e non Ur dei Caldei, mostrano che vi è al v. 31 una voluta allusione alla situazione di Giuda nella seconda metà del VI secolo a. C. L’evento a cui allude l’autore è il ritorno degli esuli dalla regione di Babilonia a Gerusalemme, migrazione che ricalca quella di Abramo. Di conseguenza diventa pertinente la menzione dei Caldei e Ur come punto di partenza del viaggio.
Questo ritorno a Gerusalemme (che dista 1.800 Km da Ur) del V secolo a.C. viene visto dai profeti e dai teologi del tempo come un secondo esodo, una seconda chiamata, dopo quella dall’Egitto (cfr. Isaia 41,8-14). Per questo si trova il verbo ebraico uscire quando si menziona la città di Ur dei Caldei (cfr. Gn 11, 31 e 15, 7; Neemia 9,7 e Atti 7,2-4 ).
La migrazione di Terach con Abramo e Lot è la prima migrazione sulla strada della terra promessa (anticipo della migrazione/uscita dalla terra di Egitto) di alcune famiglie ebraiche nel XIII secolo. Sarà un esempio da seguire per gli esiliati di Babilonia nel VI-V sec. a.C.
Secondo l’interpretazione ebraica l’uscita da Ur dei Caldei è l’uscita da un mondo di idolatria. Abramo è l’anti-idolatra per eccellenza.
Genesi 12,1
v.1 Il Signor disse ad Abramo: Va da per te, dalla tua terra, dalla tua parentela, dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò.
• Il Signore disse… l’espressione usata è identica a quella dell’atto creativo di Dio (Gen 1, 3, 6, 9, 11, 14, 20, 24, 26). Per l’autore, infatti, con la chiamata di Abramo Dio sta continuando la creazione, sta creando una nuova umanità, che si dovrà comportare in modo opposto a quello di Adamo ed Eva.
La parola generica Dio, usata nei capitoli precedenti, viene sostituita con il termine Adonai, il nome proprio del Dio di Israele, tradotto generalmente con il termine Signore. Egli ora comincia a manifestarsi e diventa il soggetto dell’intera storia della salvezza.
• va… è il verbo delle maggior parte delle vocazioni/missioni nell’A.T. Dio si rivela con un comando, legato ad un compito da eseguire; è una rivelazione interiore. Vedi Es 3, 9-10; Am 7,14-15; Os 1,2 e 3,1; Is 6,9; Ger 1,7.
Nel N.T. il verbo della chiamata/comando cambierà e sarà: segui me (cfr. Mt 8,22; 9,9; Mc 1,17; 2,14; Lc 5,27; 9,59; 18,22; Gv 1,43). Solo in un secondo tempo, a coloro che l’hanno seguito e sono diventati suoi discepoli, il Signore dirà andate…, come nell’ A.T. (cfr. Mt 28, 18-19; Mc 16,15). Nell’era cristiana, infatti, bisogna prima di tutto seguire il Cristo per divenire discendenza di Abramo (Gal 3,29).
La storia della salvezza comincia con una chiamata personale, non con una chiamata rivolta ad un gruppo o comunità.
Il coinvolgimento responsabile del singolo nella storia della salvezza è fondamentale, Dio ne ha bisogno.
Il popolo si formerà in seguito e sarà Dio a formarlo. Sarà così anche per la Chiesa, prima si ha la chiamata dei singoli discepoli e solo dopo la resurrezione di Gesù si avrà la discesa dello Spirito sulla comunità.
• da per te… espressione generalmente non tradotta, che vuole sottolineare la responsabilità della persona, che si deve mettere in gioco. Abramo è solo di fronte alla scelta, obbedire o no a Dio, e di fronte alle prove che incontrerà nel suo cammino (vedi Is 51,2). E’ la solitudine interiore di ogni chiamata.
• dalla tua terra, dalla tua parentela, dalla casa di tuo padre … il cambiamento richiesto è radicale, un andare oltre, un uscire da, un lasciare (Sl 45,11). Vedi nel N.T. Mt 4, 19-20 e 22; 19,27 e 29; Mc 1,18 e 20; 10,28; Lc 5,11; 18,28.
• verso il paese che io ti indicherò. Dio chiede ad Abramo una totale fiducia in lui. Abramo deve partire senza sapere dove Dio lo porterà. Abramo non ha nessun segno su cui appoggiare la propria fede, crede a ciò che non vede (Eb 11, 8-9). L’atto di fede di Abramo è il prototipo di ogni atto di autentica fede. Abramo è il padre di tutti i credenti.
Il verbo indicherò è al futuro. Abramo vivrà in attesa delle promesse che Dio man mano farà a lui.
Per questo il tempo di Abramo, come per ogni credente, è il futuro.
Il paese, che il Signore indicherà, è in realtà la terra di Canaan. Questa verrà promessa ad Abramo in possesso perenne (Gen 17,8). L’autore del Genesi (IV secolo a.C.) propone la figura di Abramo, che va da Ur dei Caldei alla terra promessa (Gen 15,7) fidandosi di Dio, per sollecitare il ritorno degli ebrei che si erano stanziati a Babilonia per paura di questo viaggio.
da “Biblische Bilder”
Julius Schnorr von Carolsfeld, 1860