Monografie – No. 32
Dante Alighieri e la Bibbia
Letture ed interpretazioni

a cura di Ernesto Borghi

contributi di
Carlo Galfrascoli – Daniele Christen Joël Vaucher de la Croix – Emilio Pasquini

 

Editoriale

Perché leggere Dante Alighieri oggi?

Nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321, dunque settecento anni fa, moriva uno dei più grandi poeti e intellettuali del Medioevo eurome- diterraneo e della letteratura italiana ed europea di ogni tempo.

Dante Alighieri fu poeta nel senso più stretto e pieno del termine: la Commedia, per tacere della Vita Nova e di tanti altri componimenti, lo dimostra senza equivoci di sorta,

Fu un intellettuale secondo un’accezione ampia ed esistenziale: opere letterarie come Convivio, De vulgari eloquentia, De monarchia e l’azione politica, a Firenze e altrove, denotano che il fiero avversario dei Guelfi Neri e di Bonifacio VIII ha cercato costantemente di vivere una cultura della mente e del cuore, dall’immanente al trascendente, tra luci e ombre, tra sofferenze e gioie, tra fede tenace e infedeltà relazionali.

La cultura universale, dall’Italia all’Europa al mondo, gli deve moltis- simo per tutto quanto attiene, in primo luogo, all’uso più ampio possibile della parola. Basta scorrere le sue opere letterarie sino alle tre celeberrime cantiche per avere almeno un’idea di quanto formativo sia, anche per le donne e gli uomini della cultura essenzialmente visiva del nostro tempo, un confronto con l’arte compositiva, la fantasmagoria lessicale, l’intensità morale che i vocaboli danteschi sanno manifestare.

I quattro saggi contenuti in questo numero di “Parola&parole – monografie” sono testi, diversificati per complessità e profondità, che te- stimoniano, in modo eloquente, l’eccellenza anche verbale dell’Alighieri. Il rapporto del grande fiorentino con le parole bibliche fu di notevolissima importanza: basta ripercorrere l’intera Commedia per cogliere a livello esplicito o allusivo concetti, immagini e suggestioni che da testi e valori scritturistici sono ispirati.

Ma perché leggere ancora le opere di Dante Alighieri oggi? E perché farlo nelle classi scolastiche, dalla scuola media inferiore a quella superiore? La risposta a questa domanda è certamente complessa e richiede competenze letterarie che esulano da quelle del sottoscritto. D’altra parte, se solo si pensa alle nozioni di amore, ricerca intellettuale, impegno socio- politico, fedeltà al cuore del Vangelo di Gesù Cristo, fuga dall’ignavia esistenziale, le affermazioni e le riflessioni dantesche, dalla Commedia a varie altri suoi scritti presentano spesso un’intensità e una capacità di interpellazione interiore e sociale di grandissimo rilievo.

Certo: occorre evitare ogni moralismo e aiutare allieve ed allievi, ma anche qualsiasi altra persona interessata al di fuori del sistema scolastico, a sapersi confrontare con una lingua italiana d’altri tempi, di una ricchezza culturale che è indubbiamente al di là dei nostri ridotti lessici contemporanei. E bisogna poter entrare nei contesti sociali, politici e religiosi in cui l’Alighieri ha vissuto. Ne vale davvero la pena? Mi pare proprio di sì e penso che tanti altri sarebbero d’accordo con me. L’augurio più cordiale che rivolgo a lettrici e lettori è che, dopo le pagine di questo numero della nostra rivista, possano avere ragioni ulteriori per leggere Dante sia nei suoi rapporti con le Scritture bibliche che con i valori dell’a- more e dell’impegno socio-politico, dal suo tempo al nostro.1

Ernesto Borghi

 

 

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