Monografie – No. 40
Bibbia, economia e lavoro

Osservazioni e riflessioni
dall’antichità al nostro tempo

 

a cura di
Ernesto Borghi – Davide Zucchelli

contributi di
Paolo Cicale – Gaetano Di Palma – Michele Korfias Edoardo
Ongaro – Remigio Ratti – Michele Tantardini

 

Editoriale

Economia, lavoro e l’umanità comune

Quali sono gli aspetti del tutto fondamentali della vita umana tra la nascita e la morte? La risposta a questa domanda può sembrare agevole, ma lo è meno di quanto si creda. Tutto quello che ha caratterizzato e caratterizza l’esistenza contemplativa e attiva di ogni donna e di ogni uomo presenta tante varietà, proprio a partire dal fatto che ciascuna e ciascuno di noi è in sé un unicum individuale. D’altra parte chiunque, per poter sviluppare se stesso in termini materiali ampi, ha bisogno di risorse, procurate in proprio e/o da altri, sin dall’inizio e sino alla fine della propria presenza sulla Terra. In questo quadro comune appaiono realtà e dimensioni del tutto indispensabili sia il lavoro sia l’economia, tanto nel senso etimologico di quest’ultima parola (“l’amministrazione/ gestione della casa sia come struttura sia come complesso di relazioni”) quanto in quelli più ampi variamente impostisi nel corso della storia, concernenti la costruzione e gestione dei beni mobili e immobili creati dagli esseri umani.

Viviamo un’epoca contraddistinta, sia in campo lavorativo che economico, da incertezze e trasformazioni assai rilevanti. Parliamo, in questo ambito, di incertezze circa la stabilità del lavoro, la sua continuità e sicurezza economica, in ragione anche di opportunità moltiformi e molteplici consentite da cambiamenti cognitivi e tecnologici tanto rapidi quanto impensabili anche soltanto qualche decennio fa e riscontrabili da un capo all’altro del nostro Pianeta.

Il lavoro inteso come sviluppo della propria identità personale e dimensione capace di connotare indispensabilmente la vita umana e destinato, spesso, a essere vissuto per gran parte della vita nello stesso luogo, sta lasciando il posto ad altro. Almeno nelle zone materialmente meno ricche di persone in condizione di povertà o di indigenza, è subentrata e subentra una visione che lo vede come una delle componenti dell’esistenza, meno materialmente e culturalmente essenziale che in un passato anche abbastanza recente (per esempio, gli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta del secolo scorso). E la ricchezza prodotta dal lavoro del settore primario o secondario viene sempre più largamente sostituita dalle possibilità offerte dallo sviluppo della finanza a livello nazionale, continentale o mondiale. I suoi meccanismi sfuggono sempre più alla comprensione e al controllo del semplice abitante non dotato di particolari competenze in campo tecnico-economico.

Lettrici e lettori della nostra rivista potrebbero chiedersi, a questo punto, perché “Parola&parole” abbia deciso di occuparsi di aspetti legati a questi e ad altri circa i temi del lavoro e dell’economia. Il primo motivo è che, anche se molti sembrano non saperlo, la rivelazione biblica, dalla Bibbia ebraica al Nuovo Testamento, offre varie indicazioni di carattere esistenziale, sia pure nella logica dell’antichità mediterranea e mediorientale, sul rapporto tra il lavoro, l’economia e gli esseri umani.

Alcuni frammenti esplicativi in proposito si possono leggere nelle pagine del biblista Gaetano Di Palma, che sono all’inizio di questo numero. Ricchezza, rapporti di lavoro, denaro, prospettive di arricchimento umanamente giustificabile: ecco alcuni argomenti affrontati, che aprono variamente la strada ai contributi seguenti. Essi offrono gruppi di riflessioni su diversi aspetti di lavoro ed economia relativi all’esistenza quotidiana intesa in chiave umanizzante ed umanizzata e ad una serie di difficoltà in proposito.

Ecco in sequenza che cosa si può leggere nelle pagine successive di questo n. 40 di “Parola&parole – monografie”: il valore e senso spirituale del lavoro (ne parla il filosofo e formatore Paolo Cicale); le prospettive necessarie per realizzare uno sviluppo economico che dal volto umano (se ne occupa l’economista Remigio Ratti); il rapporto tra vocazione e impegno lavorativo in ambito pubblico, tra riferimenti religiosi e studi giuridici e teologici (si esprimono in merito gli esperti di diritto pubblico e processi amministrativi Edoardo Ongaro e Michele Tantardini).

Al termine di queste trattazioni, che propongono diversi punti di vista e numerose sollecitazioni alla riflessione, si trovano le osservazioni di sintesi, dall’antichità alla nostra contemporaneità, sul rapporto tra capitale e lavoro, del dirigente d’azienda Michele Korfias.

Quest’ultimo breve saggio costituisce, per certi versi, uan sorta di postfazione che mette dinanzi a lettrici e lettori stimoli complessivi che, come e più di tutte le argomentazioni presentate dagli articoli precedenti, consentono, ci pare, di far guardare alla propria e altrui vita da un punto di vista che è, nello stesso tempo, morale e materiale.

Una concezione e organizzazione del lavoro e uno sviluppo economico che ricerchino la giustizia possibile nella dimensione terrena non possono che mettere gli esseri umani al centro. Non devono perseguire anzitutto il benessere straordinario di poccole minoranze di iperprivilegiati a danno della maggioranza dell’umanità condannata, per varie ragioni, a condizioni di vita anche disumane. Nell’antichità era comunissima la schiavitù, anzi era la condizione maggioritaria delle persone viventi. Oggi gli schiavi esistono? Quando vediamo sfrecciare nelle nostre città degli uomini immigrati dal Sud del mondo, che portano il cibo e altri oggetti nelle nostre case in qualsiasi ora del giorno e della notte, essi sono schiavi? Siamo degli illusi? Inseguiamo fole e chimere?

Forse, tenendo presenti la dottrina sociale della Chiesa cattolica e varie altre opportunità di riflessione espresse da altre Chiese cristiane, da persone ed istituzioni di altre ispirazioni religiose o filosofiche, si potrebbe rispondere a questa e ad altre domande, per sostanziare una battaglia crescente in difesa dell’umanità comune e dei diritti economici e professionali di ogni esser umano.

L’importanza di questo impegno, radicalmente umanistico per credenti di ogni ispirazione, è stata ricordata anzitutto a Donald Trump, il 21 gennaio scorso, dalla vescova episcopaliana Mariann Edgar Budde con parole che ci pare utile proporre all’ascolto di coloro che leggeranno questo numero della nostra rivista.

Le pagine che seguono puntano soltanto ad offrire alcune riflessioni dal passato al presente al futuro e alcune informazioni, senza che si abbia alcuna pretesa di completezza, tenendo conto anche dell’evoluzione frenetica di problemi, questioni e tentativi di soluzione…

Anche da parte dell’Associazione Biblica della Svizzera Italiana il discorso, in colalborazione con chi si occupa a fondo di economia, lavoro e ambiente, vista la grandissima rilevanza degli argomenti per la cultura e la vita comuni, potrà continuare…

Ernesto Borghi                  Davidia Zucchelli

 

 

 

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