Monografie – No 26 Dicembre 2019
Potere e autorità dalla Bibiba alla cultura di oggi:
testi, problemi, prospettive
a cura di Ernesto Borghi
contributi di Ester Abbattista – Giorgio Campanini – Marinella Perroni – Gabriele Nissim
Editoriale
Potere e autorità fanno crescere gli esseri umani?
La nostra epoca, figlia anche della liberazione dagli autoritarismi affermata, tra luci e ombre, alla fine degli anni Sessanta del XX secolo, evidenzia, dal Nord al Sud del mondo, nelle istituzioni civili e religiose, vari modi di intendere il significato delle parole potere e autorità. In Occidente, a questo proposito, sono in complessa crisi sia i ruoli genitoriali che i ruoli formativi nella scuola e nell’università. Questo discorso coinvolge, notevolmente la trasmissione dei valori etici e culturali tra le generazioni, anche in ragione di uno sviluppo tecnologico che quanti hanno soltanto cinquant’anni stentano spesso non soltanto a seguire, ma anche a comprendere. A livello economico e sociale paradigmi diversi, dal passato al futuro, si confrontano in un quadro nel quale appare spesso assai arduo perseguire due obiettivi fondamentali: la condivisione delle responsabilità verso gli altri e verso l’ambiente naturale in cui viviamo; la
valorizzazione delle tradizioni, non come volontà di immobilismo acritico, ma come ricerca del conservare il meglio del passato, a livello globale, in vista di un’effettiva e diffusa umanizzazione. Il n. 26 della sezione monografica di “Parola&parole” intende offrire qualche contributo di riflessione sui temi dell’esercizio del potere e dell’autorità in una logica del tutto alternativa alle degenerazioni devastanti, che anche il nostro tempo offre in proposito. Una serie di osservazioni a partire dalla Bibbia ebraica/Primo Testamento e dal Nuovo Testamento – offerte, con competenze differenti, dalla giudaista Ester Abbattista e dallo storico delle dottrine politiche Giorgio Campanini – possono aiutare a riflettere sulla rilevanza anche storica che certi paradigmi ideali hanno avuto e hanno dall’antichità alla temperie attuale. Frasi divenute proverbiali, nella cultura occidentale, quali, per esempio, rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio, possono essere lette, secondo prospettive varie, come abbiamo pensato di proporre. Biblicamente parlando, come afferma anche Giancarlo Pani, la potenza di Dio si rivela nella creazione e nella storia, col volto della misericordia e del perdono, che non ne sono un compenso o un contrappeso, ma la conseguenza più diretta. Il Dio biblico non mira a schiacciare o a distruggere l’essere umano, ma a salvarlo. La diversità di Israele rispetto ai popoli del mondo antico sta nel fatto che il potere politico non è sacralizzato. Si prepara così la totale desacralizzazione di quel potere di cui si fa cenno nella vita di Gesù e che si trova sviluppato in termini positivi in Paolo, e negativamente nell’Apocalisse. Nella società il potere è segnato dal rapporto tra autorità e libertà: esso viene da Dio, ma senza Dio esso porta all’idolatria e alla divinizzazione dell’essere umano. Questo rapporto indica il compito di chi detiene l’autorità: si tratta di amministrare un bene non proprio, e di esercitare il potere per realizzare la volontà di Dio, e non la propria. L’autorità non è un titolo di merito, denota piuttosto una dipendenza, una responsabilità, un servizio. Chi la detiene non può fare ciò che vuole nei confronti degli altri, né disporre di loro a proprio piacimento, ma deve rendere conto, momento per momento, del suo operato. Il discorso sulla divinizzazione dell’individuo e sull’idolatria del potere tocca anche le persone che operano nell’ambito religioso e spirituale, in cui la pretesa di disporre dell’assoluto, riduce Dio alla propria immagine di Dio. La coscienza che nasce da tale atteggiamento dà la consapevolezza di essere superiori agli altri, di poter comandare o comunque giudicare. Secondo la tradizione biblica, il potere deve invece volgersi a promuove- re l’unione fra i membri della società, a dare figura coerente alla colla- borazione tra gli esseri umani, a operare per il bene di tutti, con un’attenzione privilegiata ai poveri, agli esclusi, agli ultimi; serve a liberare la capacità di crescita insita in ogni persona, a promuovere la coscienza e la libertà dei soggetti, che si sviluppano nelle relazioni interpersonali e si realizzano in quell’impresa comune che è la vita. Dalla Bibbia alla teologia e alla società religiose e civili di oggi, l’autorità e il potere intesi come strumenti di promozione umana ad ampio respiro trovano, come e più che in altre epoche, difficoltà a proporsi. La biblista […]
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