Monografie – No 22 Maggio 2018

La cura dell’altro

Prefazione

Quale rapporto esiste tra Bibbia e salute?
Riflessioni bibliche, teologiche, etiche e sociali

di Ernesto Borghi, Antonietta Cargnel, Alberto Bondolfi

«Se tu non ti occupi di te stesso, chi lo farà al tuo posto? Ma se tu non ti occupi degli altri, chi sei?» (Albert Sabin)

Ogni essere umano certamente desidera stare bene. D’altra parte proviamo a considerare, anche soltanto in modo sommario, quanto oggi ascoltiamo o vediamo, a partire dai mezzi di comunicazione più o meno tecnologici a disposizione: abbiamo l’impressione che maggioritari siano atti e situazioni in cui sofferenza e dolore costituiscono condizioni prevalenti,
se non esclusive della vita umana, dal Sud al Nord del mondo. Chi ha un minimo di nozioni storiche anche soltanto rispetto alle società del XX e XXI secolo, non può negare che il benessere socio-economico di moltissime persone si sia molto accresciuto e che, fino a quando è il male a fare notizia, significa che il bene è reputato la normalità.
Detto tutto questo, rimangono, però, due domande fondamentali nel cuore e nella mente di chiunque voglia abitare il nostro tempo con intelligenza e passione:

• come è possibile favorire le condizioni perché il benessere sia vissuto da un novero sempre più ampio di donne e uomini sul nostro Pianeta? Infatti ancora molti milioni sono al di sotto del minimo vitale per sopravvivere e tanti altri non hanno opportunità effettive per crescere
intellettualmente e socialmente secondo le loro possibilità;
• che cosa significa benessere in senso globalmente umano? La salute, nel valore di condizione psico-fisica tale da far guardare con fiducia al presente e al futuro anzitutto personali, è certamente una componente fondamentale della nozione di benessere. Le condizioni
educativo-formative ed ambientali in cui ogni individuo può condurre l’esistenza influiscono notevolmente sullo status di salute. L’alta specializzazione nelle conoscenze mediche e nelle terapie, che la scienza e la tecnica oggi consentono, è certamente un fatto positivo. D’altra parte un’idea di essere umano frammentata e parziale spesso fa perdere di vista la necessità di curare le singole patologie nel quadro della qualità globale della vita delle persone, senza essere né rinunciatari né illusori sia in riferimento al paziente che a coloro che vivono intorno a lui. E a fronte di società, nel Nord del mondo, in cui gli anziani sono sempre più numerosi, le risorse umane e finanziarie da destinare al benessere di questa fascia di popolazione sono sempre più ingenti, a meno di trascurarle in misura via via crescente, in nome dell’attenzione soltanto a chi produce e a chi è efficiente nella logica economicistica che secondo troppe persone deve inevitabilmente imperare.

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