lavoratori/pescatori galilei lì riunito avesse tale abitudine.
La cena, di carattere pasquale, di cui si parla nei testi evangelici, è l’ultima di una serie di incontri conviviali vissuti dal Nazareno nei contesti più vari, senza badare a convenienze sociali o a norme di purità religiosa, ma pensando essenzialmente alle relazioni umane. In quest’ultima cena, desiderata profondamente da Gesù (cfr. Lc 22), in cui egli esprime la sua scelta di donazione anzitutto favore dei presenti, le parole “il mio corpo è questo” – “Il mio sangue dell’alleanza è questo” – “Fate questo in memoria di me” appaiono tra le più probabilmente storiche tra le molte messe in bocca a Gesù nei testi evangelici. Esse proiettano qualsiasi lettrice o lettore verso la possibilità di considerare quella come la logica di fondo anche per la propria vita.
IL PROCESSO GIUDAICO
Il primo processo
Dopo l’arresto, avvenuto al Getsemani (cfr. plastico – a destra del punto n. 6) Gesù viene portato in Gerusalemme nelle casa del sommo sacerdote Caifa. Di questo edificio sono state individuate dagli archeologi le tracce, che lo collocano nelle vicinanze del Cenacolo (cfr. plastico – punto n. 3) ma non ci dicono nulla sul suo aspetto. Siamo tuttavia nello stesso quartiere della città alta che sotto Erode il Grande era stato profondamente trasformato sul modello romano.
E un personaggio importante come un sommo sacerdote doveva per forza abitare in un edificio adeguato, qualcosa di più di una normale casa anche se non un vero palazzo. Di certo sappiamo che disponeva di un ampio cortile recintato, nel quale si svolse l’episodio del rinnegamento di Pietro, e di una sala abbastanza grande per ospitare la riunione notturna Il vangelo secondo Giovanni racconta (Gv 18,13-18) che Giovanni stesso, “noto al sommo sacerdote”, fece entrare Pietro, attraverso una porta sorvegliata, nell’atrio dove i servi e le guardie stavano in piedi a scaldarsi al fuoco. E gli altri tre evangelisti confermano questa situazione.
Nulla invece sta scritto circa il locale nel quale si svolge il processo. Le dimensioni notevoli per ospitare una tale assemblea fanno pensare ad un salone di rappresentanza, quindi ad una certa ricercatezza, ma non si trattava in alcun modo del tribunale del Sinedrio, che si trovava altrove, addossato alle mura occidentali del Tempio. Mancava di conseguenza ogni struttura fissa (scranni ecc.). Il vangelo secondo Giovanni (cfr. 18,18) dice che nel cortile i servi avevano acceso dei carboni perché era freddo e anche Pietro stava lì vicino per scaldarsi. Si può dunque ragionevolmente supporre che facesse freddo anche nel salone e che pure questo fosse riscaldato e illuminato da grandi bracieri di bronzo.
La riunione notturna e la procedura sono del tutto anomale e illegali, tant’è che Luca (Lc 22,66ss) precisa come appena fu giorno si dovette tenere una riunione ufficiale nella sede del Sinedrio per dare una veste di legalità formale al processo, mentre durante la notte Gesù fu semplicemente trattenuto nella casa, abbandonato agli insulti e alle percosse degli uomini che l’avevano arrestato. Matteo (26,57ss) e Marco (14,53ss) concordano invece sulla versione di un primo processo irrituale notturno seguito da un consiglio mattutino conforme alla procedura. E il modello segue questa versione dei fatti. Solo Giovanni (cfr. 18,19-24) accenna a un doppio interrogatorio notturno, prima da parte di Anna (sommo sacerdote emerito, suocero di Caifa) e poi di Caifa, sommo sacerdote incarica. Sono presenti anche le due altre componenti del Sinedrio, gli Anziani e gli Scribi, cioè le persone ragguardevoli per censo e gli studiosi delle Scritture.
CROCIFISSIONE
La crocifissione di Gesù è descritta in Mc-Mt-Lc-Gv in modo abbastanza dettagliato per consentire una ricostruzione attendibile.
Il Calvario (o Golgota) era un minuscolo rilievo roccioso alto pochi metri e situato appena fuori le mura della città,
quasi di fronte alla fortezza Antonia (cfr. nel plastico – punto n. 4). Poiché il Calvario era luogo fisso di tutt’altro che rare crocifissioni, un certo numero di pali verticali erano certamente stabilmente presenti e assicurati nella roccia, per risparmiare inutili fatiche agli esecutori. Quello che veniva caricato e legato sulle spalle dei condannati era l’elemento orizzontale, il patibulum. La croce tradizionalmente posta sulle spalle del Cristo non corrisponde all’uso. Il condannato, appeso al patibulum, veniva poi issato sul palo mediante corde e una scala.
La procedura romana prevedeva che sul patibulum o appeso al collo del condannato ci fosse un cartello con il motivo della condanna (cfr. Gv 19,19; Mc 15,26) o in ebraico, in latino e in greco, e tutti concordano che come reato portava la pretesa di essere re dei Giudei. Abbiamo 4 vangeli e 4 leggermente diverse versioni del testo.
I Padri della Chiesa e gli studiosi della Santa Sindone affermano che sulla croce Cristo era completamente nudo. E la procedura romana prevedeva infatti la denudazione del condannato. I 4 evangelisti sono concordi nel riportare l’episodio dei soldati che sul Calvario si dividono le vesti del Signore come diritto loro spettante per il lavoro svolto. Giovanni entra nel dettaglio della tunica tessuta di un pezzo che viene tirata a sorte, mentre il resto venne diviso in 4 parti, una per soldato (Gv 19,23-24) e cita il Salmo 22 (cfr. v. 19). C’erano dunque 4 soldati.
Secondo Matteo (27,31) e Marco (15,20) dopo la flagellazione Cristo viene rivestito con le sue vesti, mentre in Luca e Giovanni non se ne fa cenno. Nel primo caso le vesti arrivano al Calvario indosso a Gesù, e quando gli vengono tolte di nuovo sono per forza vistosamente insanguinate. Nel secondo caso le vesti arrivano al Calvario perché i 4 soldati non vogliono farsi sfuggire il bottino, e quindi sono pulite.
SEPOLTURA – RISURREZIONE
Centro dell’intera vicenda pasquale e fondamento della fede cristiana è la Resurrezione, che però è anche un evento assolutamente straordinario, senza precedenti, avvenuto nel silenzio della notte, nel chiuso del sepolcro e in modo del tutto misterioso. Come sarebbe dunque possibile rappresentarlo?
In una scena post factum il Cristo risorto che appare alle donne o ai discepoli di Emmaus o agli Apostoli riuniti è per un verso lo stesso di prima e tutto diverso, tanto che dapprima non lo riconoscono. Non è un risuscitato, uno tornato alla vita come Lazzaro o la figlia di Giairo (che poi moriranno di nuovo). È uno che è entrato in una vita nuova e per sempre.
Secondo i dati di vari studi archeologici, la collina attigua al Calvario, e meglio una piccola porzione del suo fianco orientale, era una cava di pietra nelle pareti della quale erano scavati dei sepolcri (cfr. nel plastico – punto n. 5). Nella nostra rappresentazione ve ne sono due, uno chiuso e uno aperto. Da quest’ultimo esce un fascio di luce bianca, come la traccia dell’avvenimento e la scia di una presenza (che si potrebbe collegare con quella degli angeli risplendenti di Lc 24,4 e Mt 28,3). Del resto, sia la pittura ‘alta’ sia soprattutto quella popolare e devozionale hanno rappresentato il Cristo risorto diverso dal precedente, e spesso lo connotano con un alone luminoso o con simbolo equivalente. Collina e cava sono state spianate e sono oggi ricoperte dalla chiesa del S.Sepolcro.
Importanti sono le figure di donna: sono quelle che vengono di buon mattino con gli aromi, e sono le stesse che accompagnavano Gesù verso Gerusalemme e poi sul Calvario. Gv 20 ne cita una sola (Maria Maddalena), Lc 24 tre e più, Mc 16 tre e Mt 28 due. Poche ore dopo, anche Pietro e Giovanni si troveranno a guardare dentro lo stesso sepolcro, vedranno il sudario ripiegato e le bende per terra (Gv 20,5-6) e forse anche il lenzuolo bianco che avvolgeva la salma (Lc 23,53 /Mc 15,46/ Mt 27,59).
Un’ultima considerazione, forse non immediata e che sembra importante: questa scena coinvolge (o dovrebbe farlo!) in modo del tutto particolare perché, come ricorda Paolo (Romani 6,3-4) noi siamo stati battezzati nella sua morte. Dunque siamo stati sepolti con lui nella sua morte mediante il battesimo, affinché come Cristo è risuscitato dai morti…così noi pure dobbiamo camminare in una vita nuova. Una vita che è degna di lui solo se cerca di svolgersi per amore e anzitutto per amore…
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