Monografie – No 17 – Dicembre 2014

Patriarchi e matriarche nel Primo Testamento

Prefazione

Abramo, Isacco, Giacobbe: ecco tre figure bibliche che hanno influenzato da vicino l’identità di fede di ebrei e cristiani, ma hanno anche offerto materia e suggestioni notevolissime alle interpretazioni più diverse, anzitutto nella letteratura, nella filosofia e nelle arti figurative. Sono i tre patriarchi per eccellenza e i capitoli del primo libro biblico che ne delineano azioni, pensieri e parole sono narrazioni che in secoli passati si sono definite storiche. Si è pensato anzitutto che Abramo, Isacco e Giacobbe potessero essere considerati, in termini di esistenza obiettiva, come personaggi quali, per esempio, Cesare, Carlo Magno o Napoleone Bonaparte. E si potrebbe parlare, per certi versi, in modo analogo anche delle figure femminili corrispondenti, ossia in particolare Sara, Rebecca, Lea e Rachele.

Come vedremo anche leggendo le pagine seguenti di questo volumetto, il discorso è certamente diverso. Tutto dipende dal significato che si attribuisce al termine “storico”: se lo si assume come sinonimo, appunto, di realmente esistito, allora si andrà alla vana ricerca di un Abramo effettivo. Se, invece, lo si intende come espressione di una memoria fondatrice, ne emerge un quadro significativo e coerente caratterizzato dall’esigenza di scrivere una storia “memoriale”, ossia la storia di un gruppo – i reduci della schiavitù a Babilonia – che raccontando del proprio passato e dei padri, racconta in realtà se stesso e definisce la propria identità. Su questo e su altri temi di notevole spessore culturale e religioso inerenti i patriarchi e l’interpretazione

delle loro figure avremo modo riflettere già a partire dalle pagine seguenti di questo volume.

Si è parlato di “memoria”. Questo saggio di esegesi ed ermeneutica – il n. 17 della collana “Parola&parole – monografie” – è stato redatto anzitutto in ricordo di Nicoletta Crosti, indimenticata socia absi, grande cultrice delle letture primo-testamentarie e della lingua ebraica, scomparsa dopo triste malattia l’8 novembre 2013. Nicoletta collaborò sin dal 2008 ad un libro edito dalla nostra associazione e, sin dall’attivazione del sito internet absi, accettò di pubblicare una serie di schede di lettura divulgativa su Genesi 12-36, che hanno suscitato grande interesse tra le tante migliaia di persone che hanno visitato le nostre pagine web. Ci è parso giusto mettere questi scritti a disposizione di lettrici e lettori anche cartacei in modo che l’apporto prezioso di Nicoletta all’azione formativa di absi fosse ulteriormente e legittimamente valorizzato.

Uno degli obiettivi che abbiamo sempre cercato di perseguire, dalla nostra fondazione in poi, è stato offrire occasioni di approfondimento culturale e riflessione spirituale di vario livello, così da poterci rivolgere ad un pubblico eterogeneo e vasto. Abbiamo chiesto, pertanto, a due valenti studiosi dei testi e dei valori propri di Toràh/Primo Testamento di fornirci un aiuto in questa direzione. Il biblista cattolico Luigi Nason e la giudaista ebrea Elena Lea Bartolini De Angeli propongono, in queste pagine, due contributi che, nella loro sinteticità, presentano approcci molto interessanti alla lettura del tema “patriarchi/matriarche” in ordine alla storicità di queste figure bibliche e ad alcune loro interpretazioni ebraiche.

Confidiamo che la ricchezza di spunti, di riflessioni e di prospettive propria anche di questo volume, nella pluralità di approcci e punti di vista, possa condurre lettrici e lettori a guardare a patriarchi e matriarche della Bibbia con tutto il distacco storico scientificamente necessario. E non solo. Anche a confrontarsi anzitutto con la nozione di fiducia quotidiana ed esistenziale nel Dio del Sinai, che certamente i testi “patriarcali” manifestano con vivacità, nettezza e profondità.

Ernesto Borghi

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1 Cfr. L. Zappella, Bibbia e storia, Claudiana-EMI, Torino-Bologna 2012, p. 107.

2 Cfr. G. Borgonovo, Torah e storiografie dell’Antico Testamento, Elledici, Leumann (TO) 2012, p. 275. «Non è vero che quanto più un testo sia sacro, tanto meno possa essere storico. Piuttosto, bisogna riconoscere che la narrazione basata su materiali provenienti dalla memoria di un gruppo non può essere studiata con la stessa metodologia adottata dallo storico per la ricostruzione di una vicenda politica, economica o sociale» (ivi, p. 199).

3 Cfr. La Scrittura che libera. Introduzione alla lettura dell’Antico Testamento, Borla, Roma 2008, pp. 424-438.

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